domenica 28 febbraio 2010

GUAI A CHI DA' SCANDALO AI PICCOLI (Matteo 18,6)


“…sarebbe meglio che si legasse un macigno al collo e si buttasse in fondo al mare”.

Purtroppo, con il suicidio, il Dott. Richard Gardner è finito in fondo al mare.

È follia concepire certe idee: come quella che il Dott. R. Gardner afferma autorizzando la violenza sessuale del genitore verso la propria creatura, autorizzando la pedofilia e certe altre assurdità relative al rapporto di coppia.

Infatti la non condanna, o la tolleranza di certi atti è autorizzazione a compierli. Ma questo Dottore addirittura li afferma e li giustifica con personali argomentazioni paranoiche, che assurdamente vengono addirittura pubblicate, come anche sta facendo internet.

Già la mitologia antica, attraverso la tragica immagine di Edipo-Re, analizza le tragiche conseguenze di comportamenti sessuali tra parenti di stretta consanguieità (almeno di 1°,2°,3° grado), contro natura, raccontando che Edipo uccide il padre per sposare la madre, e si acceca pugnalandosi gli occhi, perchè quegli occhi avevano viste le nudità della madre. Altrettanto iniqui e perversi sono i rapporti sessuali tra padre, o madre, con la propria creatura, che perversamente R.Gardner autorizza, altre volte nega, altre vote tollera.

Questo Psichiatra rivela almeno di non essere sicuro della propria identità.

Conseguentemente alcuni tribunali, che gestiscono le separazioni della coppia, accreditano queste inique perversioni affidando i figli a chi ha abusato sessualmente di loro, o nonostante abbia abusato di loro, e comunque: indipendentemente da questi accertati episodi di abuso.

Quando si entra in certi deliri mentali: si va necessariamente verso il suicidio, o verso la sublimazione alienante dal proprio io; infatti il delirio perverte sempre l’istinto di vita in istinto di morte di fuga da se stesso.

Il Cristo, pronunciando il su-citato anatema, ha solamente richiamata l’attenzione dell’uomo dell’esistenza di questi processi autodistruttivi.
Il processo di crescita del bambino avviene attraverso il superamento del rapporto simbiotico madre-figlio, che afferma la propria individualità e indipendenza fisica e psichica, conformemente al desiderio della genitrice che intendeva creare un essere umano perfetto, come se stessa, ma diverso e distinto da se.

Pertanto ogni eventuale,rapporto sessuale genitore-figlio e adulto-bambino: è violenza regressiva, sempre traumatizzante e quindi minacciosa della esistenza infantile.

Ma l’abuso sessuale del genitore sul proprio figlio è anche un grave comportamento possessivo e regressivo, che tende a reinteriorizzare il figlio nell’utero della madre, contrariamente al processa naturale di crescita, che è liberazione, indipendenza e allontanamento dagli spazi delle origini.

Altrettanto perversa è la pedofilia, peggiore della schiavitù, perché strumentalizza e sfrutta le dinamiche della identità personale del bambino o dell’adolescente, mentre la schiavitù strumentalizza le energie vitali e la personalità del soggetto.

Il pedofilo adotta un comportamento padronale su persone di cui non ha alcun diritto.

È una persona incapace di gestire se stesso, di gestire le proprie pulsioni, non ha alcuna padronanza di se, come tutti quelli che si dicono padroni dimostrano di essere incapaci di padronanza di se; infatti tutti quelli che vantano padronanze sono persone adulte immature. Questa carenza padronale, o mancanza di autocontrollo, è patologica e pertanto esige di essere curata, perché infatti ê guaribile.

La pedofilia è una malattia mentale

Dr. G.Basso, psicologo



Traduzione in lingua inglese

And whoever may cause one of those little ones who believe in me to stumble ... (Matthew, 18,6)

"... it is better for him that a weighty millstone may be hanged upon his neck, and he may be sunk in the depth of the sea."

Unfortunately, through suicide, Dr. Richard Gardner ended up at the bottom of the sea.

It is crazy to accept certain ideas, such as those Dr. R. Gardner affirms when he condones sexual abuse by a parent to his own child, condoning child sex abuse and other absurdities concerning relationships.

Infact, he does not condemn child sexual abuse, nor the tollerance of certain actions and the permission carry them out. But this Dr. actually confirms them and justifies them using paranoid personal arguments, that actually get published - as is happening on the internet.

Already ancient mythology - with the tragic Oedipux Rex - analyses the tragic consequences of sexual behaviour between close relations, against nature, relating that Oedipus kills his father in order to marry his mother, and then blinds himself by stabbing himself in the eyes, because those eyes had seen his mother's nudity. Just as perverse are the sexual relations between father or mother with their own child, which perversely R. Gardner at times condones, at other times rejects, and at other times tollerates. This psychiatrist at least reveals that he is not sure of his own identity.

Consequenty, some courts of law that deal with the separation of couples, follow such perversion, awarding custody to the parent who has sexually abused the child, notwithstanding the fact that the parent has sexually abused the child.

When we try to comprehend certain types of delirium they necessarily lead to suicide ... Delirium always perverts survival instincts and turns them into death instincts or escapism.

Jesus Christ, by pronouncing the above quoted words, only called our attention towards the existence of these self-destructive tendencies.For a child to mature, there is a need for the child to become independent of the mother-child relationship, affirming their own individuality and physical and psychological independence, according to the desire of the parent to create a perfect human being, like themselves, but separate. Therefore, any sexual relationship between a parent and a child consists of regressive violence, putting the child back into its mother's uterus, and is contrary to the natural growing up process, which consists of liberation, independence and leaving one's origins.

Equally perverse is child sexual abuse, which is worse than slavery, because it instrumentalises and exploits the personal identity of the child or adolescent, whilst slavery only exploits the person's energy. A paedophile adopts patronizing behaviour towards somebody he has no right to do so with. A paedophile is a person unable to handle his own behaviour and instincts, without any control over themselves. This needs to be cured, because there is in fact a cure.

Paedophilia is a mental illness.

Dr. G. Basso

mercoledì 24 febbraio 2010

I FIGLI DEI GENITORI SEPARATI


J. Bowlby: Il bambino si costruisce un modello interno di se stesso in base a come ci si è preso cura di lui.

Questo famoso pediatra e psicoanalista ha rilevato che il bambino privato di cure materne manifesta uno sviluppo ritardato fisicamente, intellettualmente e socialmente, fino ad instaurare veri e propri disordini fisici e mentali.

Questo concetto, espresso nella letteratura mondiale da qualsiasi studioso dell'infanzia e dell'Età Evolutiva, sembra essere talmente ovvio ( in quanto intrinseco nella nostra natura che ci vuole "mammiferi") che ricordarlo è quasi ridondante.

Eppure oggi, nel 2000, nuove teorie in fase sperimentale sembrano voler ridurre il processo naturale della vita (quello attraverso il quale loro stessi sono nati, ed i loro figli nasceranno ancora, finchè vita ci sarà sulla Terra) ad un normale processo artificiale che vuole la fusione dell'uomo e della donna in un'ampolla (ovvero il grembo materno) il cui "prodotto", e cioè il bambino appena nato, sia un oggetto privo di sensazioni e sentimenti: una sorta di autovettura appena uscita dalla fabbrica alla quale va fatto il bollo e l'Assicurazione, e poi è indifferentemente proprietà di chi la compra.

Queste nuove "automobili" sono oggi i figli dei genitori separati.
Sono figli di un Dio Minore che nessuno sembra più proteggere, gettati in pasto a Tribunali ed operatori sociali che non hanno voglia di capirli e conoscerli, che spesso li rinchiudono in istituti pur di soffermarsi a guardarli negli occhi e leggere i loro reali bisogni. Altrettanto spesso vengono "spezzati" in due dai genitori prima, dalle istituzioni poi.

Bambini che oltre ad avere la sventura di non avere l'esempio ed il calore di una madre ed un padre uniti per crescerli con l'amore che spetta loro, si trovano a non essere ascoltati nemmeno dalle Autorità che dovrebbero "tutelarli", ma che quasi sempre non sono all'altezza di farlo.

Cosa è successo ai genitori di oggi?
Cosa accadrà ai nostri figli domani?

La società è cambiata e questo non si può negarlo: la donna è più inserita ed impegnata professionalmente, l'uomo è più ben disposto verso i figli ed ha finalmente capito quanto possa apportare la sua vicinanza ad una sana crescita del bambino. Fino a quì sembrerebbe che ci sia la giusta "formula" che soddisfi le necessità di tutti e tre i membri del nucleo familiare: i padri sembrano oggi voler stare più vicini alle neo-mamme e poi ai figli, le madri (dopo nove mesi di gestazione, lunghi travagli, mesi di allattamento e dedizione totale al nuovo nato) possono ritrovare qualche momento in più per riposarsi e dare quindi il meglio ai figli, e quest'ultimi prendono il meglio da ognuno dei due.

Se tutto ciò rispettase le età, i tempi e le esigenze dei figli potremmo dire di raggiungere il tanto ambito nome di "genitore quasi perfetto", ma se le esigenze dei genitori cominciano a scavalcare quelle oggettive dei figli i danni saranno poi irreversibili.

Ci sono infatti due categorie di "nuovi padri" e di "nuove madri" che stanno lavorando assiduamente per distruggere l'equilibrio dei bambini del nostro millennio: si propongono come quei genitori "quasi perfetti" appena citati, cioè desiderosi di amare ed accudire i figli, ma in realtà sono tutt'altro, inquinando l'immagine di tanti papà e tante mamme che realmente per amore dei figli sono disposti a tutto.

Purtroppo li troviamo in ogni angolo della città virtuale di internet e ci descrivono realtà che non esistono solo per potersi accativare le simpatie o la compassione di chi legge, e sperare così di rivoluzionare la nostra Costituzione, la nostra cultura e la nostra storia. Ma soprattutto la nostra Natura.
Si presentano come "vittime" ma le vere vittime sono solo i figli.
Usano i sentimenti dei bambini per vincere le loro cause, ma dietro c'è solo un gioco di vendette, soldi e potere.

La bomba di tutto ciò è esplosa nel 2006, in seguito all'approvazione della Legge sull'Affidamento Condiviso: una legge ragionata per famiglie "normali" come si pensa che ognuna dovrebbe essere.

Una legge che non tiene in considerazione troppe cose: soprattutto il fatto che una coppia in via di separazione non è una coppia "normale" in quanto è traumatizzata da un forte fallimento, e non si può pensare di risolvere il problema spaccando i figli in due parti. Perchè di questo si tratta.

La coppia che si separa andrebbe prima curata ed aiutata, dopo di che si dovrebbe decidere ed organizzare insieme ai figli (che vanno ascoltati ad ogni età) e agli operatori come gestire, di caso in caso, la situazione.
Non si può pretendere una "legge uguale per tutti": separasi non è un reato che va punito, è una disgrazia che va curata, ed ogni singolo caso ha le sue esigenze. Ma su questo scriveremo ancora.

Le più recenti statistiche ci confermano quanto negli ultimi tre anni, nonostante una buona parte delle separazioni siano volute dagli uomini, la "punizione" che lo Stato prevede attualmente per chi si separa è unitaleralmente a discapito delle donne che vedono improvvisamente denigrati tutti i sacrifici che da sempre ogni mamma fà per mettere al mondo il figlio, rischiando molto spesso anche la propria vita (e questa è una tragica realtà di cui poco si parla per non fare allarmismo).

Ma le istituzioni sembrano aver dimenticato questo "particolare" biologico che, per forza di cose, crea un legame più intenso con la prole rispetto al padre, e se una madre lo reclama viene definita patologicamente possessiva: ed è lì che allora il figlio le viene tolto del tutto.

Ma le istituzioni sembrano aver dimenticato anche che pure loro sono stati bambini, e che lo sono i loro figli ed i loro nipoti: tutti creati da due persone, ma nati da una sola. Fisicamente e psicologicamente è ovvio come non sia un dettaglio trascurabile, sia per una madre che per un figlio.
Per fortuna quasi tutti i padri sanno riconoscere il legame naturale che lega un bambino alla madre, e sono riconoscenti di questo alle proprie compagne, che spesso aiutano e proteggono in questo percorso.

Ma quando ci si separa sembra che in molte coppie il trauma spezzi qualcosa nelle teste di entrambi i genitori e nasce la paura: i padri cominciano ad avere pretese sempre più rigide che fino a quel momento non avevano mai avuto, e le madri di conseguenza rafforzano la propria protezione dei figli.

In mezzo ci sono i figli, e stare in mezzo è per forza di cose destabilizzante.

Mi domando se sia realmente questo quello che vogliamo per loro: creare una generazione di squilibrati cresciuti con due vite parallele, con due case, due educazioni diverse, spesso quattro genitori, due stili di vita che non entrano mai in contatto tra loro.

Ma è proprio questo quello che vogliamo?
Ma noi, e siamo adulti, come reagiremmo se ci dicessero di dover vivere tre giorni da una parte e quattro da un'altra per anni interi?
Ma come reagiremmo se per esempio al nostro posto di lavoro avessimo due capi che, ad ore alterne ci diano comandi completamente discordanti tra loro?
Noi adulti come reagiremmo a non poter scegliere la vita serena che vogliamo?
Noi non resisteremo un solo giorno a tutto ciò!
E allora perchè lo chiediamo ai bambini, perchè?

E' da egoisti ed ipocriti sostenere che una soluzione del genere possa essere "nell'esclusivo interesse del minore". L'interesse di un figlio è cercare di fargli fare una vita quanto più possibile "normale", mantenendo la casa e le abitudini di prima della separazione, e se è molto piccolo non può essere staccato da sua madre (salvo reali casi di pericolo). E il padre?
Il padre quanto lo vedeva prima?

Una stima riferisce che i papà tornando più o meno dal proprio lavoro alle ore 19: considerando la cena e il fatto che i bimbi vadano a dormire alle 21 circa, vedano i figli un paio di ore al giorno ma, per ovvie ragioni pratiche (spesso stanchi, si lavano e si cambiano) stanno effettivamente con i figli non oltre i venti minuti al giorno di media. Eppure i bambini amano loro più che mai.

E allora perchè una volta separati improvvisamente i padri pretendono giornate intere consecutive? Non sarebbe allora più logico e salutare per tutti (ma soprattutto per i figli) mantenere lo stesso equilibrio di prima? Magari non venti minuti al giorno in casa del bimbo (la stessa di prima), ma due ore cosecutive a casa del padre magari a giorni alterni: in fondo, solo così sarebbe vederli già molto più di prima della separazione.

Tempi ed orari da modificare ed incrementare a seconda delle esigenze del figlio e della sua crescita: nessuno potrà mai negare, per esempio, quanto sia fondamentale la presenza e l'insegnamento paterno nell'adolescenza.

Non sarebbe quindi meglio che uno dei due facesse un passo indietro lasciando al figlio una casa, una vita, un'educazione e due genitori che, pur non vivendo più insieme mantengano il più possibile i ritmi di prima.
Questo vuol dire rispettare ed amare i propri figli.

Non consideriamoci moderni ad abbracciare radicalmente teorie o leggi in via sperimentale ( in vigore solo dal 2006) mettendo all'improvviso in discussione i fondamenti su cui siamo sempre nati.

Non lasciamo che i nostri figli siano le cavie di un brutale "esperimento" politico, divenuto legge senza nemmeno chiedere il nostro parere di cittadini.
E soprattutto fermiamoci un attimo perchè stiamo correndo troppo. Fermiamoci a ricordare che, a fianco ad una realtà giuridica c'è sempre la realtà storica e che troppo spesso non collimano.
Nessun figlio sarà mai felice di essere sdoppiato, di essere strappato per così tanto tempo da sua madre, soprattutto in tenera età.


"Madri e figli non dovrebbero essere separati, l’esistenza dell’uno è strettamente
legato all’altra.
Non c’è madre se non c’è un figlio e non c’è figlio se non c’è una madre.
La necessità biologica e la storia personale fanno sì che il solo pensare alla separazione del piccolo dalla madre si strutturi come elemento emotivamente critico e conflittuale.

A livello biologico la sopravvivenza della specie si fonda sulla necessità della presenza della madre.
La separazione dalla madre rappresenta concretamente una minaccia per la vita del bambino.

Come individui ognuno di noi porta dentro di sé l’esperienza di neonato e di bambino, i vissuti di fragilità, impotenza e dipendenza dalla madre e dunque le conseguenti paure legate alla perdita:
esser soli, persi in un mondo sconosciuto, potenzialmente pericoloso
Così dovrebbe essere.

In un mondo perfetto ogni bambino dovrebbe poter vivere felice con la sua mamma per tutto il
tempo che gli serve per costruire un rapporto di sicurezza con l’altro e di fiducia in sé stesso (Wanda G.)".
...

da: I Diritti dei Bambini

Vera Innocenti

venerdì 19 febbraio 2010

MADRE INSOSTITUIBILE


E' quella che ha fatto i figli; nessun’altra potrà sostituirla, perché la mamma è un episodio assolutistico-esistenziale: fisico, psichico, morale, spirituale ed eterno, cioè incancellabile di se e dei propri figli.


Qualsiasi altra persona che sostituisse la eventuale scomparsa della madre: sarebbe semplicemente un surrogato, e comunque un’altra realtà, radicalmente diversa dalla vera madre.


E`molto importante che la madre sia cosciente di questa specifica ed insostituibile identità di se; infatti la coscientizzazione è affermazione di se. Quando ha messo al mondo la sua creatura, era intenzionata che ambedue vivessero più a lungo possibile, per continuare a farla crescere e maturare, continuando quel processo di vitalizzazione incominciato all’interno del proprio utero.
Ogni buona coscientizzazione è soffio di vita, come purtroppo una cattiva coscientizzazione è distruttiva della vita.


Lei: autrice della vita, continuando a vivere assieme, descrive un lungo poema di inno alla vita.“Quando sarò grande, sarò anch’io come mia mamma”. È l’ideale spontaneo che, molto presto, ogni tenera creatura rivolge a se stesso, trovando nella madre la propria immagine di vita. Come anche ogni madre si identifica con il proprio figlio, che incarna e incarnerà in se tutti i valori più belli e più importanti della vita.


Anche la Madonna-Mater Dei svolge il proprio compito di maternità verso il proprio Figlio e Figlio di Dio, con la cui Divinità miracolistica si identifica, organizzando il miracolo delle Nozze di Cana, affermando “fate quello che Lui vi dirà”(Giovanni 2,5) e Lui stesso si identifica con Sua Madre accettando il suo invito a compiere il primo miracolo.Il fatto stesso che Dio abbia scelto di avere una Madre è la più grande esaltazione ed affermazione della grandezza e della essenzialità di una madre.


Questa essenzialità dura e durerà per tutta la vita, e l’immagine di Lei, fisica e mentale, costituisce il modello di vita che ogni figlio vorrà e dovrà vivere, perché questo modello è costituito da tutti i valori insiti nella infinità della vita.


Non sarebbe naturale che una madre mettesse al mondo un figlio perché fosse disonesto, delinquente, perché soffrisse, facesse un qualsiasi male, ecc. Questa eventuale assurdità solo patologica. Cioè le madri hanno il compito di continuare a fare crescere i propri figli, affinché scelgano una qualità di vita bella e onesta, possibilmente anche migliore di quella che hanno vissuto, o stanno vivendo loro stesse.


Dr. Giovanni Basso-psicologo

martedì 9 febbraio 2010

DI MAMMA CE N'E' UNA SOLA!


Il bambino è sempre in simbiosi con la mamma e soprattutto la mamma deve essere in simbiosi con la sua creatura.


È un grosso errore dichiarare che il figlio, crescendo, si stacca, o deve esistenzialmente staccarsi dalla madre. Come sarebbe una grande mutilazione su di se e sulla propria creatura: qualora la madre si staccasse dal figlio; infatti nel momento in cui la donna diventa madre amplia eternamente la dimensione psicofisica del proprio io, lei non sarà più individuo, né persona singola. In lei avviene quello che è avvenuto nel rapporto Madonna-Gesù Cristo che, incarnandosi e anche morendo: ha continuato ad essere Figlio di Dio.


È accaduto che la Madre di Gesù, dal momento dell’annunciazione della sua maternità fattagli dall’Angelo Gabriele, è diventata eternamente “Mater Dei”, confermandosi tale anche quando muore in Croce, quando è nel Sepolcro e quando ascende in Cielo, e il Cristo incarnandosi ha continuato ad essere in simbiosi con Dio Padre e Dio Spirito Santo.


Pertanto la perdita, o l’assenza, della madre rappresenta una grave mutilazione del gruppo madre-figlio/a. Infatti madre-figlio hanno incominciato la vita (lei come madre, lui come figlio), sono cresciuti fisicamente, psicologicamente e spiritualmente insieme.
Il padre non ha mai cominciato a vivere legando la sua vita alla vita del figlio e non è mai cresciuto assieme al figlio; cioè: non è mai esistito un rapporto simbiotico padre-figlio.
Non c’è simbiosi tra padre-figlio, anche se nel figlio c’è sempre della mascolinità anche nella bambina, come c’è della femminilità anche nel bambino.


Pertanto una crescita corretta ed onesta dei figli dovrebbe avvenire attraverso la concrescita con la figura materna, e l’ideale sarebbe che la madre fosse una buona madre, perché la sua creatura sia una buona e bella creatura, poiché la naturale tendenza del bambino è l’imitazione del modello materno. Purtroppo esistono anche delle brutte figure materne, che alterano la crescita dei propri figli.Come esistono anche dei buoni padri che, volendo tanto bene ai propri figli: sono onestamente invidiosi della madre, che ha potuto creare la vita con una partecipazione a loro non possibile.


Qualora la madre mancasse: la sua tenera creatura orfana risente di una grave carenza esistenziale, che solo in parte può essere compensata dallo stesso padre.


È anche vera l’affermazione che” i figli non sono di chi li fa, ma sono di chi li cresce”, ma si tratta sempre di un rapporto compensativo, che non riempie tutto il vuoto esistenziale causato dalla perdita della madre; permane una parte significativa di vuoto affettivo, come è confermato dai problemi affettivi che hanno sempre tutti quelli che sono diventati orfani di madre in tenera età. Niente e nessuno potrà sostituire o compensare la pienezza affettiva ed esistenziale di una madre.


Perciò una buona madre adottiva deve essere cosciente che sarà sempre un po’diversa e inferiore alla madre vera della creatura che ha adottata.

di Giovanni Basso, picologo, psicoterapeuta

LA TUTELA DEI MINORI


Il mondo della tutela dei minori è un campo molto delicato dove muoversi con cautela per non rischiare di ferire qualche suscettibilità e interesse.
Oggi si fa un gran dire che “la famiglia costituisce il cuore della società”, ma di fatto, molto di rado a tale affermazione corrispondono politiche familiari coerenti. I genitori oggi vengono incolpati dei problemi dei giovani e delle conseguenze che, secondo loro, causano impartendo loro una cattiva educazione.


Politici, tutori dell’ordine e giudici, rimproverano spesso i genitori di essere “inadeguati al loro ruolo ” e di aver educato una generazione di giovani privi di valori, ribelli e sfaccendati.
Le statistiche dicono che molti giovani presentano disturbi emotivi gravi, altri che sono emarginati, si drogano oppure si suicidano. I genitori, insomma, vengono ritenuti direttamente responsabili di tutto ciò che accade ai figli.
Ma lo Stato e la società cosa fanno per aiutare questi genitori a svolgere correttamente il loto ruolo, o peggio, a evitare che questo ruolo sia sempre più spesso osteggiato e reso più difficile? Nulla.


Crisi sociale ed economica, non fanno che minare il già precario equilibrio delle famiglie e purtroppo, alla minima difficoltà manifestata da questi genitori, anziché provvedere ad aiutarli come si converrebbe in una società che si autodefinisce con presunzione “civile”, si procede col suo smembramento, ovvero con l’allontanamento del minore dal suo nucleo familiare.
Bambini sottratti ai loro affetti e rinchiusi in case-famiglia, vengono sottoposti a controlli, talvolta a punizioni psicologiche e, come dicono i vari casi trattati dal mass media, spesso viene reciso ogni legame tra questi bambini e le loro famiglie naturali. In nome del’”interesse del minore”.


I Comuni spendono parecchi soldi pubblici ogni anno per “mantenere” questi bambini nelle comunità…soldi che potrebbero servire ad aiutare i genitori, beneficiando soprattutto i bambini che crescerebbero nel loro ambiente affettivo naturale avendo genitori più positivi e sereni ma, soprattutto, non subirebbero il trauma indelebile del loro allontanamento coatto.
Il denaro pubblico, cioè il denaro di tutti i cittadini italiani, alimenta e prolifera strutture dalle quali usciranno giovani per sempre segnati psicologicamente, e destinati, sovente, ad essere “bollati” a vita dai cosiddetti “perbenisti”.
Che accade ai genitori?I genitori a loro volta vengono giudicati, spesso dequalificati, talvolta calunniati, quasi sempre, purtroppo, isolati.


Non esiste alcuna indagine, per quanto so, che abbia verificato che tipo di effetti psicologici, ovvero quali benefici queste comunità producano ai nostri piccoli (e che quindi possa mettere anche i giudici in grado di valutare l'opportunità di tali affidamenti, rispetto a soluzioni diverse), mentre molte testimonianze dirette dicono esattamente l’opposto.
E’ un po’ come ai tempi dell’olocausto (chissà perché mi è venuto questo paragone): tutti sapevano cosa accadeva, ma nessuno osava dirlo apertamente…per paura…per indifferenza…perché era “una cosa che non li riguardava”…esattamente ciò che succede oggi con i nostri bambini italiani.
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DALLA PARTE DEI FIGLI E CONTRO L'AFFIDO COATTO

Il Tribunale per i Minori ogni anno prende in esame centinaia di fascicoli relativi a famiglie con disagio che hanno almeno un minore a carico.Un impegno notevole che viene spesso dirottato verso le case famiglia. I servizi Sociali hanno sovente un ruolo determinante in tale processo. La motivazione è spesso "incapacità genitoriale".

Esiste la categoria del GENITORE PERFETTO? Sfido chiunque a considerarsi tale...Non ci è dato sapere come debba essere un "genitore capace", potenzialmente siamo un po’ tutti inadeguati e quindi a rischio.

Quella del collocamento in comunità è una tappa che dovrebbe essere temporanea e servire giusto il tempo per permettere ai bambini di rientrare nelle loro famiglie naturali, se le condizioni lo permettono, o di trovare un'altra famiglia affidataria.

Spesso purtroppo l'affidamento avviene coattivamente con un'ordinanza del Tribunale: la famiglia d'origine non è consenziente.La maggior parte dei minori rimangono rinchiusi nelle comunità dove vengono "dimenticati" sia dai mass media che dall'opinione pubblica.

Quanti sono questi bambini? Come vivono? Come sono trattati?Il genitore viene visto da queste figure istituzionali, come colui che si dispera e fa di tutto per ottenere l’affido accusando gli altri della situazione che si è venuta a creare…un adulto inconsapevole delle esigenze affettive ed educative dei suoi figli al punto da essere colpito dai provvedimenti del Tribunale.

Ma non è un problema che riguarda soltanto chi ha figli perchè questi bambini rimangono segnati per sempre da questa terribile esperienza e perchè - questi bambini - sono il nostro futuro: GLI UOMINI E LE DONNE DI DOMANI!!Se anche tu sei stanco di sentire brutte storie di bambini rinchiusi in questi luoghi, se davvero vuoi un mondo migliore, allora aderisci a questo gruppo.

Quello della tutela dei minori è un campo difficile e delicato...ma tieni a mente chel'omertà, il silenzio e l'indifferenza distruggono per sempre le loro giovani vite.

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Che ci azzecca Re Salomone con l'Affido Condiviso?


Questa è la storia di due mamme che si contendevano lo stesso bambino. Entrambe ritenevano di averlo generato e partorito e ne rivendicavano la maternità.Non riuscendo a risolvere tra di loro il conflitto, esse si rivolsero al saggio re Salomone il quale, dopo aver ascoltato le ragioni dell’una e dell’altra madre, propose di risolvere il problema tagliando con una spada il bambino in due parti uguali da dividerne una metà per entrambe.

La mamma “finta” fu contenta di questa soluzione, mentre quella vera inorridì alla proposta e pregò il re affinché non uccidesse il bambino preferendo rinunciarvi e affidarlo all’altra donna. Re Salomone sorrise e da quel gesto capì qual era la vera madre, quindi glielo affidò. Perché ti racconto questa storia? Perché anch’io, come tante mamme oggi mi trovo di fronte a questa scelta.

Oggi, purtroppo, non abbiamo istituzioni né leggi con la saggezza di re Salomone. Le responsabilità e le capacità genitoriali, oggi molto discusse, non nascono dall’imposizione della nuova legge sulla bigenitorialità, intrisa da ingerenze istituzionali all’interno del nucleo familiare che, a mio avviso, non fa che peggiorare la qualità della vita dei bambini figli delle coppie separate.

Questa situazione nasce dall’irresponsabilità di molte madri che in passato hanno abusato del diritto di genitore affidatario acquisito dal giudice della separazione e hanno usato i loro figli per ricattare sul piano psicologico ed economico l’altro genitore arrivando, in molti casi, a cancellarlo dalla loro vita. Mi riferisco ovviamente a quei padri desiderosi a partecipare alla vita dei loro figli, quelli disposti a occuparsene rinunciando al tempo libero, sacrificando parte del loro lavoro e degli impegni per dedicare le loro premure e attenzioni alla prole.

Dalla situazione appena accennata, com’era prevedibile, i padri si sono ribellati, ma oggi a pagarne il prezzo sono spesso madri che non hanno posto queste barriere ai loro ex compagni e che, per vari motivi non sempre addebitabili a loro (violenza, stalking), si vedono portare i figli perché l’altro genitore, pur di contrastarle, preferisce togliere loro i figli o, peggio ancora quando non riescono, che siano rinchiusi nella case-famiglia. Ecco perché, anche oggi, servirebbe la saggezza di un re Salomone. E perché non si può imporre la stessa legge per tutte le separazioni.

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IMPORTANTE, DA DIVULGARE!


La PAS (Sindrome da Alienazione Genitoriale) è una “patologia” INDIRIZZATA SOPRATTUTTO ALLE DONNE e coniata da uno psichiatra americano di nome Richard Gardner che la definì “un disturbo che insorge quasi esclusivamente nel contesto delle controversie per la custodia dei figli. In questo disturbo un genitore (alienante) attiva un programma di denigrazione contro l’altro genitore (alienato)”.
Forse ti interesserà sapere che in America questo “luminare” era molto famoso perché aveva testimoniato in oltre 400 cause di divorzio A FAVORE DEI MARITI (tranne rarissime eccezioni), sostenendo la sua teoria e chiedendo il “modesto” onorario di 500 dollari l’ora. In America il Dott. Gardner si guadagnò molte critiche oltre che le ire delle FEMMINISTE.
E a ragione perché più che una patologia, la PAS è uno strumento ad uso dei padri e dei loro avvocati per combattere in tribunale la propria ex moglie ed ottenere l’affidamento dei figli.
Il dott. Gardner, dopo essersi occupato di divorzi e affidamento dei figli, spostò il suo interesse sulle false accuse di ABUSO SESSUALE che alcuni genitori facevano nei confronti dell’altro coniuge per togliergli l’affidamento dei figli. Testimoniò anche per la nota separazione fra Mia Farrow e Woody Allen, nel 1992 (in cui lei accusava lui di aver molestato sessualmente i loro figli).
Riguardo alla PEDOFILIA, Gardner sosteneva che non bisogna essere troppo punitivi nei confronti dei pedofili, che occorre comprendere certi atteggiamenti tenendo nel giusto conto i fattori genetici, che in caso di abuso sessuale del padre sui figli, il padre non va allontanato da loro.
Aberrante, vero?
Il Dott. Gardner morì suicida nel 2003 e, come dichiarò suo figlio Andrew, “ mio padre era terribilmente sconvolto a causa di una grave e dolorosa malattia neurologica che lo aveva colpito e che presumibilmente per questa ragione aveva deciso di uccidersi”.La sciagura della sua teoria oggi si sta abbattendo su tante mamme accusate della PAS che si vedono portare via i figli dall’altro genitore, ma non è tutto!
Nel 2010 uscirà il DSM V, ovvero “la Bibbia degli psichiatri” che includerà anche la PAS. Le implicazioni che ne conseguiranno a livello mondiale, saranno drammatiche per noi donne di oggi e per quelle delle generazioni future!
APRIAMO GLI OCCHI, DONNE!!! Divulghiamo la conoscenza e non sottovalutiamo il pericolo di questa teoria poco empirica e attendibile (PAS)!
Fonte: Giuliana Proietti, DonnaModerna http://usciamodalsilenzio.blogspot.com

BIMBO CONTESO, LA MADRE: "BASTA VIOLENZE SU MIO FIGLIO"


BATTAGLIA COL PADRE AMERICANO. DRAMMATICA UDIENZA IN TRIBUNALE.

(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 25 nov. -

In occasione della giornata dedicata ai diritti dei minori, "il Tribunale per i minorenni di Roma convoca LGM, il bambino di otto anni conteso fra l'Italia e gli Stati Uniti e noto alle cronache americane con ampi servizi su Fox e Cbs. Qui, nonostante i pianti e le urla disperate del minore, confermate da testimoni presenti all'accaduto, il giudice obbliga LGM a vedere il padre non tenendo in alcuna considerazione l'evidente stato di choc del minore.

Testimoni dell'accaduto affermano di avere sentito le urla e i pianti fin nei corridoi del Tribunale: una scena d'altri tempi".
E' quanto si legge in una nota di Manuela Antonelli, la mamma del bambino conteso, e dei suoi legali. "Questo e' il diritto all'ascolto sancito dalla Convenzione internazionale di New York applicato da alcuni giudici del Tribunale per i minorenni di Roma- si sottolinea nella nota-.

Il bambino motiva l'inutile e disperato tentativo di sottrarsi alla vista del padre con il ricordo di passate violenze sessuali e il giudice, anziche' approfondire tali gravissime affermazioni, decide di portare LGM nuovamente in casa famiglia, vietando inspiegabilmente il rapporto fra la madre, i parenti della madre e il minore.

Tale incredibile decisione e' stata presa contro il parere del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni che consigliava il collocamento del minore presso la madre e nonostante una approfondita consulenza tecnica disposta dallo stesso Tribunale dove si legge che 'il bambino ha bisogno della madre e sconsiglia di tenerlo stabilmente separato dalla stessa'". Il padre del bambino e' americano "e violando tutte le elementari regole di rispetto e privacy ha attivato su Internet una campagna di disinformazione e denigrazione della madre e della giustizia italiana, in numerosi siti, oltre all'esatta indicazione del nome e cognome del figlio ha inserito filmati che lo ritraggono senza alcuna precauzione.

I commenti americani sui siti e su youtube sono desolanti: in uno di questi si legge "non comprate nulla dall'Italia e non andateci in vacanza, l'Italia e' peggio dell'Iran". I legali della madre, la signora Antonelli, hanno ricusato il giudice che ha firmato l'ordinanza e annunciano reclamo presso la Corte d'Appello e un esposto al Consiglio superiore della Magistratura. "Il bambino non vuole tornare in casa famiglia, dove ha dichiarato, in sede di consulenza tecnica d'ufficio, di avere subito atti di bullismo da parte di bambini piu' grandi.

Lo si portera' via con la forza? Si fara' violenza a un bambino che urla la sua disperazione costringendolo a separarsi dalla madre? Ci sono pressioni esterne che stanno condizionando i giudici?". La madre "rompe il silenzio e chiede aiuto ai media italiani perche' si occupino con spirito di verita' e nel rispetto dei diritti dei bambini di questa terribile vicenda, chiedendo pero' di non diffondere immagini e il nome di suo figlio. La madre chiede aiuto a tutte le associazioni che in Italia si occupano della tutela dei minori perche' a suo figlio non sia fatta ancora violenza".(Wel/ Dire)

MAMME vittime della PAS


Dopo anni di discriminazione nelle cause di affidamento della prole e condotto dure lotte per vedere riconosciuta la loro presenza genitoriale nella vita dei propri figli, i padri italiani finalmente ce l’hanno fatta!
Il numero dei padri impegnati in questa lotta è cresciuto a dismisura tanto da meritare l’attenzione dei politici che hanno dovuto metter mano alla legge e modificarla.
Giustizia è fatta? Non proprio…
La giustizia, che dovrebbe fare da ago della bilancia, troppo spesso fa pendere eccessivamente da una parte o dall’altra le sue decisioni. La figura genitoriale paterna, una volta poco riconosciuta, oggi tende ad avere la meglio (anche in qualche caso di padre poco "meritevole").
E pure gli operatori sociali si sono adeguati a questo “trend”, tanto che oggi sta nascendo una nuova categoria, quella delle MADRI discriminate dal sistema…lo testimoniano i diversi casi di cui si occupano i mass media.
Le madri di oggi sono più esposte, che in passato, ad essere considerate inaffidabili e manipolatrici…la vera rovina dei loro figli! A loro non viene scontato nulla, pretendendo sempre di più e anche l’impossibile…e sembrano avere sempre torto.
Se prima si assisteva alla sottrazione dei figli ai genitori drogati, alcolizzati, violenti o comunque lesivi per i minori, oggi è sufficiente che due genitori abbiano un “rapporto conflittuale” per vedersi portare via i figli.
O ancora, il sospetto più o meno fondato che ci sia “alienazione genitoriale” (quasi sempre è la mamma ad essere accusata di mettere in cattiva luce il papà agli occhi del loro figlio).
La teoria di R. Gardner sulla PAS, ossia “sindrome da alienazione genitoriale” è appunto una teoria e non una scienza inconfutabile.
In America la PAS è conosciuta e applicata da decenni, con risultati drammatici per le mamme e i bambini, tanto che sono nate organizzazioni come la Mother’s Alliance che tutela le donne alle quali sono stati sottratti i figli. E’ necessario ripetere l’esperienza anche qui in Italia?
NELLE CAUSE DI AFFIDAMENTO DEI FIGLI NON CI SONO VINCITORI NE’ VINTI !!
A pagare il prezzo più alto sono sempre e solo loro: i BAMBINI, stritolati da un sistema che, anziché tutelarli aiutando le loro famiglie, li distrugge.Questi bambini sottratti ai genitori vengono rinchiusi in case-famiglia, altrimenti dette comunità, luoghi ritenuti “neutri” dagli istitutori e dove “non vengono condizionati”.
Togliere un figlio a una madre è come estirpare le radici alla terra!!
Ci si può opporre a tutto questo? I tempi purtroppo non sono ancora maturi per poter parlare di malagiustizia.
L’esperienza mi insegna anche che nelle cause di separazione tra coniugi, a soccombere spesso non è tanto la parte che, con la sua condotta, ha causato la fine del rapporto, bensì la parte che per mancanza di informazione e/o di mezzi economici, non riesce ad attivarsi per proporre ricorsi nelle opportune sedi giudiziarie avverso il cattivo servizio offerto sia dagli operatori sociali che della giustizia più in generale.
http://usciamodalsilenzio.blogspot.com/

PAS:SINDROME DA ALIENAZIONE GENITORIALE O IMPUNITA' PER IL GENITORE ABUSANTE?

Le incredibili teorie di Richard Gardner

Gardner sostiene che la pedofilia sarebbe “considerata come la norma dalla grande maggioranza delle persone nella storia del mondo” e il padre abusante avrebbe avuto la sfortuna di vivere in un momento storico particolarmente punitivo verso questa pratica.

L’autore ribadisce che la società in futuro dovrebbe modificare l’attuale atteggiamento di condanna verso i pedofili, evitare le punizioni nei loro confronti e riconoscere invece il loro ruolo importante per la sopravvivenza della specie umana.

"La terapia proposta da Gardner consisterebbe nel costringere il Genitore alienante ad astenersi dall'esprimere opinioni negative sull'altro, costringendo anzi, assieme ai figli, a manifestare affetto. Per ottenere ciò si ricorrerebbe a misure del tribunale, minacciando la perdita dell'affidamento e così via."

"Il padre che ritiene di essere vittima di PAS anche in buona fede è comunque spinto a ricercare negli altri e mai in se stesso le colpe di ciò che avviene, mentre se non facesse riferimento a quella categoria, potrebbe essere agevolato nel farsi aiutare, per esempio, a migliorare la relazione con i propri figli."

di Roberta Lerici

Ecco una sintesi delle teorie di Richard Gardner, inventore della PAS, ovvero la "Sindrome da alienazione genitoriale". E' importante leggerle, per capire come mai tanti figli abusati, finiscono poi per essere affidati dai tribunali, proprio al genitore abusante.Gardner è anche un teorico della grande percentuale di "falsi abusi" nelle cause di separazione, una percentuale che, in realtà, molti autorevoli studiosi affermano essere bassissima.

La PAS non è attualmente riconosciuta come malattia mentale, ma in Italia sono molti i convegni in cui se ne discute.La pericolosità di un eventuale riconoscimento di questa sindrome, però, risiede nel fatto che diagnosticando nel bambino la PAS, si finisce per non crederlo, quando afferma di non voler vedere più uno dei due genitori, perchè ha abusato di lui.In alcuni casi, i giudici sottraggono il minore al genitore di cui egli si fida, per lasciarlo nelle mani del suo aguzzino.Oppure, in alternativa, il bambino viene allontanato da entrambi i genitori, e affidato a una casa famiglia, dove trascorrerà anche degli anni lontano dai suo affetti più cari.

Non è raro, infatti, che per "guarire" il bambino da una malattia inesistente, lo si allontani anche dai parenti legati al genitore che si ritiene abbia convinto il figlio a raccontare bugie e addirittura abusi sessuali.Ed ecco la sintesi delle teorie che i lettori del sito riconosceranno, per essere state usate anche in diversi casi di pedofilia extrafamiliare.
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..."Non aiuta certo la considerazione della teoria di Gardner ricordare le sue riflessioni sulla pedofilia come vantaggiosa per la specie e non intrinsecamente dannosa per il bambino. Gardner riteneva che denunciare molestie sessuali poteva significare danni psicologici per il minore, soprattutto in riferimento al senso di colpa e al naturale processo di desensibilizzazione.

In uno degli ultimi articoli che ha pubblicato, Gardner (2002b) risponde metodicamente alle numerose critiche che gli sono state mosse, e afferma di non essere mai stato un sostenitore della pedofilia e di ritenere anzi che l’abuso sessuale sia un sopruso esecrabile. Tuttavia, i suoi scritti precedenti sono in contrasto con queste affermazioni.Inoltre, anche se in alcuni articoli sostiene che ci sono casi veri di abuso sessuale del tutto diversi dalle false denunce nei casi di separazione (Gardner, 1999a), in altri luoghi ribadisce che gli incontri sessuali tra bambini e adulti non sono necessariamente traumatici e che la reazione di milioni di persone ai casi di abuso effettivamente avvenuto è esagerata.

Alcune citazioni sono illuminanti rispetto alla sua posizione.Per esempio, Gardner sostiene che la pedofilia sarebbe “considerata come la norma dalla grande maggioranza delle persone nella storia del mondo” e il padre abusante avrebbe avuto la sfortuna di vivere in un momento storico particolarmente punitivo verso questa pratica.L’autore ribadisce che la società in futuro dovrebbe modificare l’attuale atteggiamento di condanna verso i pedofili, evitare le punizioni nei loro confronti e riconoscere invece il loro ruolo importante per la sopravvivenza della specie umana.Molto spesso, secondo Gardner, il bambino abusato non ha bisogno di psicoterapia.

I principali danni non deriverebbero dall’abuso in sé, ma dalle reazioni innescate nella società una volta scoperto.Particolarmente pericolose sarebbero le reazioni “isteriche” della madre: “Se la madre ha reagito all’abuso con isteria (…) allora il terapeuta farebbe bene a cercare di calmarla (…) la sua isteria contribuirà a far sentire al bambino che è stato commesso un crimine ignobile e quindi diminuirà la probabilità di un qualsiasi riavvicinamento al padre. Bisogna fare di tutto per aiutarla a considerare il “crimine” nella giusta prospettiva. Deve essere aiutata a comprendere che storicamente nella maggior parte delle società questi comportamenti erano diffusi ovunque e tuttora lo sono”.

Di conseguenza, i principali interventi terapeutici da effettuare sarebbero i seguenti (Gardner 1999a): • tenere a bada l’isteria della madre e la sua eccessiva pudicizia che l'ha resa probabilmente una partner sessuale poco soddisfacente; • rassicurare il padre abusante e il bambino sulla normalità dei rapporti sessuali tra adulti e bambini in altre culture e contesti storici; • aiutare il bambino sessualizzato a gestire l’erotizzazione eccessiva incoraggiandolo alla masturbazione.

Gardner sostiene pure che i giudici che perseguono gli abusanti hanno degli impulsi pedofili repressi e traggono una gratificazione voyeuristica nel condurre questi processi. In sintesi, anche se ammette che ci siano casi di abuso sessuale intrafamiliare, il teorico della PAS sostiene che siano facilmente distinguibili dalle false denunce e che non si tratti comunque di un evento dannoso per il bambino.

Colpisce il parallelismo tra il discorso dello psichiatra Gardner e le teorie dei movimenti filopedofili, in cui si ribadisce l’innocuità dell’abuso sessuale, che non solo non verrebbe mai praticato con la forza (in effetti all’abusante basta ricorrere all’ascendente che ha sul minore e/o all’incapacità di comprendere di quest’ultimo), ma provocherebbe piacere al bambino senza conseguenze negative.

Queste spiegazioni corrispondono alle razionalizzazioni tipiche degli abusanti: essi tendono a negare l’abuso anche ai propri occhi, a mancare completamente di empatia nei confronti della vittima e a giustificare la ricerca della propria gratificazione negando la sofferenza di quest’ultima (Crisma e Romiti 2007).

Secondo altri, le affermazioni di Gardner riguardo alla pedofilia sarebbero estrapolate dal contesto in cui lo psichiatra fa riferimento alle teorie freudiane di attaccamento complesso dei bambini ai loro genitori e di " perversione polimorfa " dei bambini. "Perversione" perché il bambino è capace di perseguire il piacere indipendentemente da scopi riproduttivi, e "polimorfa" perché lo persegue mediante i più svariati organi corporei.Freud teorizza che lo sviluppo sessuale dei bambini è legato alla relazione con ciascun genitore a seconda del sesso del bambino e che lo sviluppo è correlato direttamente agli stili genitoriali che potrebbe o anticipare la maturazione sessuale dei bambini o, al peggio, arrestarlo, con gravi conseguenze nell'età adulta (Bessette 2008).

Solo uno studio è stato condotto per una ricerca empirica sull'evidenza della PAS, facendo un confronto tra i terapisti che l'ammettono, adottando lo schema fornito da Gardner e concludendo circa una omogeneità di risultati.Il limite di tale studio è che si dà per scontato che tale schema sia valido, inoltre gli psicologi coinvolti sono solo 18, già d'accordo con le teorie di Gardner (Rueda C., An inter-rater reliability study of Parental Alienation Syndrome. American Journal of Family Therapy 2004; 32(5) 391-403 cit. in Meier 2009).

Si può quindi concludere circa l'esistenza dell'alienazione parentale ma non sull'esistenza della Sindrome. Non esiste nessuna prova scientifica dell'esistenza della PAS. Nessuna associazione professionale ha accettato la PAS essendo senza fondamento scientifico.Al limite essa può essere usata per descrivere un particolare disturbo del rapporto tra adulto e bambino le cui cause possono essere le più varie. Essa non può essere descritta come disturbo psicologico e addotta come valido argomento legale.

Nonostante ciò la teoria di Gardner ha fortemente influenzato le corti di giustizia e coloro che devono decidere circa l'affidamento dei figli. Purtroppo ciò ha portato anche a un certo scetticismo nei riguardi delle accuse di abuso sessuale nei contesti di controversia tra ex-coniugi, dando per scontato che esse potessero essere false. La PAS viene spesso invocata anche in altri contesti, ad esempio quando una madre si oppone a un cambiamento delle disposizioni circa l'affido dei figli o quando un padre si difende da accuse di abuso (non solo sessuale).Meier cita un caso in cui un perito ha postulato l'alienazione nel contesto di accuse di abuso sessuale, dopo avere assistito in uno spazio neutro all'incontro tra padre e figlio. L'incontro è stato giudicato molto affettuoso e caloroso, al punto da escludere la possibilità di abusi (e affermare nel contempo la presenza di PAS).

Al contrario, la ricerca indica che non si può valutare la veridicità delle accuse, osservando le interazioni tra le parti; la maggior parte dei bambini abusati infatti continuano ad amare i loro genitori abusanti e bramano attenzione amorosa da loro.Questo modo di vedere le cose può portare non solo a non credere al bambino e alla madre ma anche ad affidare il bimbo al genitore abusante.

Invece, si parla di "alienazione parentale" (= PA) o "bambino alienato" come di un concetto valido, che descrive un fenomeno reale vissuto da una minoranza dei bambini nel contesto delle controversie in materia di divorzio e l'affidamento. Un "bambino alienato" come colui che esprime liberamente e con insistenza, irragionevoli sentimenti negativi (come rabbia, odio, rifiuto e / o la paura) nei confronti di un genitore, sproporzionate rispetto alla reale esperienza.Si parla di PA in riferimento ad una particolare vulnerabilità del bambino unita a comportamenti di entrambi i genitori, al contrario della teoria della PAS che vede un unico GA come agente principale.

Gli studi compiuti hanno portato al risultato che spesso gli uomini alienanti sono persone che maltrattano le mogli in presenza dei bambini.Non si può accettare la terapia suggerita da Gardner di sottrarre il bambino al GA nei casi più gravi, ma ritiene sia necessario concentrarsi sulle necessità del minore piuttosto che sul diritto dei genitori. L'obiettivo, da raggiungere attraverso la terapia, è quello di favorire una relazione sana con entrambi i genitori, anche perché gli studi di psicologia dello sviluppo mettono in evidenza che l'alienazione come conseguenza del divorzio (a meno che non si sia in presenza di abuso da parte di un genitore) è una fase che si esaurisce con la crescita.

Il concetto di PA può permettere un approccio più equilibrato al concetto di alienazione, anche se nella pratica molti fanno confusione tra PAS e PA e alcuni intenzionalmente parlano di PA nei Tribunali, per non correre il rischio di ricevere critiche riguardo l'infondatezza scientifica dell'assunto.Il problema è che sia gli assertori della PAS che quelli della PA rischiano ancora di non distinguere tra i minori ostili nei confronti di un genitore a causa di abuso o di trascuratezza e coloro che sono stati alienati a causa di un condizionamento.

Questa confusione contribuisce inevitabilmente ad oscurare l'abuso come una ragione per il rifiuto dei bambini di un genitore, e la tendenza a caratterizzare erroneamente i bambini abusati come patologicamente "alienati", ignorando la realtà che essi sono effettivamente abusati.Va notato che anche i bambini che subiscono violenza passiva ricevono un abuso e possono reagire con un atteggiamento ostile nei confronti per esempio del padre che maltratta la madre. Anche nel caso di genitori alienanti, solo il 6% dei bambini mostrava un rifiuto categorico e il 20% atteggiamenti negativi in modo costante. Esclusi i casi di vero e proprio abuso, soltanto il 10% risulta essere stato "alienato".

Quindi le ricerche hanno messo in luce che i casi di alienazione (che non facciano parte di un comportamento abusante) sono rari. La tendenza dei sostenitori della PA a trattare l'alienazione come il problema dominante che affligge i bambini di divorzio/separazione continua la tendenza iniziata dalla teoria PAS ad emarginare e mascherare il vero e proprio abuso e trascuratezza.Si è così passati dalla PAS alla PA per escludere il concetto di sindrome ed affermare tuttavia la possibilità che un bambino possa essere condizionato a comportarsi negativamente contro un genitore senza alcun fondato motivo (Surface 2009).

Tuttavia il termine PA descrive un bambino che dimostra forte avversione o antipatia per un genitore e tale atteggiamento può essere una risposta adattativa e salutare a comportamenti violenti o comunque non idonei dei genitori.Un bambino può diventare alienato da un genitore che è infedele, violento, inaffidabile, che abusa di droga o alcool, o che ha abbandonato la famiglia. Allo stesso modo, PA può porsi all'interno di un normale processo di sviluppo dei figli.
L'alienazione può essere legata anche al comportamento di un genitore che vorrebbe imporre il proprio modo di vedere le cose, la propria Weltanschaaung, o la propria idea di educazione, di regole, di disciplina e così via e ciò contro le opinioni dell'altro genitore. Tutto ciò anche all'interno di una famiglia "intatta".
Allontanamento dei figli dall'altro genitore.

La PAS può essere considerato un sottoinsieme patologico di PA (Hoult 2006 ). Si prendono le distanze da Gardner quando afferma che il GA è colui o colei che consciamente mette in atto un deliberato programma di condizionamento, ritenendo piuttosto essere l'alienazione frutto di comportamenti inconsci o legata a problematiche psicologiche del GA (come ad esempio profonda sfiducia o paura nei confronti dell'ex-coniuge).

Spesso infatti i genitori alienanti ritengono davvero che l'ex-coniuge possa essere pericoloso per i bambini. L'attenzione che si rivolge a questi temi è sproporzionata all'incidenza dei casi e distoglie da ciò che è veramente importante: l'abuso, il maltrattamento e la negligenza nei riguardi dei minori.Più che di bambini "alienati" occorre parlare di bambini "allineati" con il genitore a cui sono affidati in un'ostilità contro l'altro, ostilità che in ogni caso scompare nel giro di due anni. Sarebbe preferibile utilizzare il termine "allineamento" (Johnston 2003) di un bambino con il genitore preferito e il suo conseguente "rifiuto" dell'altro.

I rapporti dei bambini con i genitori dopo la separazione e il divorzio sono visualizzati su un continuum da positivo a negativo, con la maggior parte dei bambini che hanno relazioni positive con entrambi i genitori. A differenza di Gardner, le forme più lievi di"allineamento" con un genitore e il rifiuto mite dell'altro sono considerati relativamente normali. In ragione di temperamento, età, sesso, interessi condivisi, comportamenti dei genitori, rapporti con i fratelli, ecc., i bambini possono gravitare più verso uno dei genitori piuttosto che l'altro, anche se tale affinità di solito cambiano con il tempo adeguandosi alle mutevoli esigenze di sviluppo e alle situazioni diverse.

Più raro è un certo grado di rigetto di un genitore dopo il divorzio; questi sono bambini che dimostrano un chiaro "allineamento" o preferenza per un genitore durante il matrimonio o la separazione e cercano un contatto limitato con il genitore non preferito dopo la separazione.La maggior parte dei bambini "allineati" non respingono l'altro genitore e non cercano di interrompere tutti i contatti, anzi tendono a manifestare una certa ambivalenza esprimendo rabbia, tristezza e amore.

Al fondo del continuum vi sono bambini che hanno allineamenti estremi con uno dei genitori dopo la separazione e il divorzio e che esprimono un rifiuto stridente nei confronti dell'altro genitore, senza apparente ambivalenza o senso di colpa. Hanno fortemente resistito o rifiutato il contatto con un genitore. Mentre questa posizione estrema più spesso si verifica in contesti di elevata conflittualità per l'affidamento, si ipotizza che sia un evento piuttosto raro tra la maggior parte dei figli del divorzio.

I fattori di fondo sono quelli che si ipotizza possano influenzare il bambino nella relazione genitore-figlio. Includono una storia di intensi conflitti coniugali e conflitti successivi al divorzio che possono essere alimentati da professionisti e parenti in una famiglia allargata.Essi comprendono anche le personalità dei genitori "allineati", in particolare la loro vulnerabilità alla perdita e al rifiuto inerenti la separazione coniugale che lascia in essi una sensazione di umiliazione e perdita.

Quindi si ipotizza che tali genitori possano essere dispettosi e vendicativi, consciamente o inconsciamente, e comportarsi in modo tale da ledere il rapporto del bambino con l'altro genitore, operando un abuso emotivo. In particolare, si usa il bambino per sostenersi emotivamente e come arma nel conflitto con l'ex-coniuge.Tra i fattori di fondo ci sono anche le predisposizioni tipiche della personalità del genitore rifiutato, come la passività e la revoca di fronte a conflitti familiari e la tendenza ad essere auto-centrati e immaturi. I genitori respinti sono spesso eccessivamente critici, esigenti e negativamente reattivi di fronte al rifiuto dei figli. Tra i fattori predittivi che riguardano i bambini ci sono l'età e le capacità cognitive.

Preadolescenti e adolescenti rischiano di essere più sensibili perché hanno raggiunto uno stadio di sviluppo quando sono più pressato dalle richieste di fedeltà da parte dei genitori in conflitto e tendono maggiormente a ribellarsi all'autorità. A questa età, sono in grado di mantenere una posizione coerente di rabbia e esprimono rigidi giudizi morali nei confronti dei genitori.I bambini più piccoli di solito non rifiutano la relazione in modo totale e coerente, a meno di non essere influenzati da fratelli più grandi. Inoltre un temperamento ansioso, pauroso, dipendente, o emotivamente instabile è più difficilmente in grado di sopportare lo stress inerente al conflitto tra i genitori e quindi più facilmente “allineabile”.

E' generalmente riconosciuto che le ansie di separazione nei bambini piccoli in età prescolare non sono insoliti o anormali e possono manifestarsi attraverso stress emotivo e comportamenti di protesta al momento del passaggio da un genitore all'altro.

Inoltre è da attendersi un atteggiamento di rifiuto da parte di quei bambini coinvolti in una storia di abuso, trascuratezza e deficit genitoriale. E' stato osservato che è più comune un "allineamento" con la madre e il rifiuto del padre dato che per la maggior parte delle volte è la madre ad avere l'affidamento. Lo studio ha messo in luce che nei casi in cui un bambino rifiutava il padre, questi appariva inadeguato nel relazionarsi al figlio e non provava piacere nel trascorrere tempo con lui. La madre al contrario si dimostrava più adeguata. L'altra faccia della medaglia è che una madre sola appare più dipendente dall'essere approvata e supportata dal figlio.

La madre sola tende a usare il figlio per scongiurare la depressione e rispondere ai propri bisogni emotivi ed è facile che interferisca nella relazione del figlio con il padre, sabotandola e controllando esageratamente le attività e il tempo che il figlio trascorre con il padre. Come detto, le angosce di separazione sono normali nei bambini più piccoli, ma sono aggravate dalla conflittualità che perdura dopo la separazione dei genitori.

In conclusione, lo studio di Johnston mette in luce che l'"allineamento" di un bambino a un genitore unitamente al rifiuto dell'altro è determinato da più fattori: vi sono coinvolti entrambi i genitori e la vulnerabilità del bambino stesso. I genitori rifiutati, non importa se padre o madre, sono i principali artefici della loro stessa alienazione. E ciò a causa delle loro carenze genitoriali.
I genitori "allineati" (in particolare le madri), contribuiscono a alienare l'affetto di un bambino dal padre. Il comportamento della madre può sabotare il rapporto padre-figlio, più che il comportamento del padre possa sabotare il rapporto madre-bambino. Il legame dei bambini con la madre è più intenso, le madri hanno più accesso ai loro figli e più possibilità di esercitare influenza, sottolineano la necessità di interventi terapeutici orientati alla famiglia e comprendono tutte le parti coinvolte nella dinamica: il bambino ed entrambi i genitori.

L'eziologia della PAS sarebbe legale e non medica: essa nascerebbe dalla paura dei GA di perdere l'affidamento dei figli, all'interno di battaglie legali assai aspre, ma non esisterebbe alcuna correlazione scientifica tra litigi giudiziari e patologie specifiche ( ciò non significa che non ci si possa ammalare nelle aule dei tribunali, ma non occorre inventare categorie patologiche nuove, quando basterebbe fare riferimento a depressione, fobie, e così via).

Una patologia medica è correttamente diagnosticata dall'osservazione di sintomi personali. Gardner invece opererebbe una diagnosi sui GA osservando i figli e viceversa.L'unico a non ricevere una diagnosi di PAS è il GB. Non ci sarebbe alcuna evidenza scientifica che GA e figli mostrino sintomi patologici. Inoltre certi atteggiamenti che i GA presentano, considerati patologici da Gardner, potrebbero essere ascritti alla libertà della persona di esprimere dispiacere, dolore, rabbia legati alla separazione, e anche il proprio libero pensiero riguardo l'ex-coniuge. Il trattamento che Gardner propone sarebbe non un trattamento terapeutico ma legale.
Quando un trattamento medico e della salute mentale hanno successo, i sintomi della malattia sono alleviati e ciò consente al paziente di vivere una vita normale. Al contrario, la terapia proposta da Gardner consisterebbe nel costringere il GA ad astenersi dall'esprimere opinioni negative sul GB, costringendo anzi, assieme ai figli, a manifestare affetto. Per ottenere ciò si ricorrerebbe a misure del tribunale, minacciando la perdita dell'affidamento e così via.Tuttavia la coercizione può fare cambiare comportamenti ma non guarire.

L'affetto e il rispetto non si ottengono con le misure legali (come non basta una legge sull'affido condiviso per creare collaborazione tra ex-coniugi). Il ricorrere alle misure legali sarebbe la prova più stringente che la PAS non è affatto una patologia. La PAS quindi non sarebbe ammissibile nei Tribunali per mancanza di basi scientifiche, oltre che per motivi politici e culturali, in particolare la società patriarcale userebbe la PAS per impedire alle donne la giusta affermazione dei loro diritti e dei diritti dei bambini di adattarsi con il rifiuto, ad una situazione di grande sofferenza. Per non parlare infine del fatto che molti uomini potrebbero continuare ad usare violenza ai deboli della società, assicurandosi l'impunità.

La teoria di Gardner della sessualità umana, che vede il contatto sessuale adulto-bambino come buono e vantaggioso per la riproduzione della specie (anche se corretto dallo stesso Gardner negli ultimi scritti) non rende la sua teoria al di sopra di ogni sospetto. Anche l'uso del termine PA al posto di PAS (per aggirare gli ostacoli) non cambierebbe la sostanza: anche la PA potrebbe essere usata per non prendere in considerazione le accuse di abuso.

Alcuni vedono la PAS come parte del sistema giudiziario caratterizzato dal contraddittorio più che dall'interesse di aiuto nei confronti delle famiglie. (Se questo è vero anche in Italia, si può comprendere come gli strumenti di intervento alternativi alle dispute, come la Mediazione familiare, facciano fatica a prendere piede).

Il padre che ritiene di essere vittima di PAS anche in buona fede è comunque spinto a ricercare negli altri e mai in se stesso le colpe di ciò che avviene, mentre se non facesse riferimento a quella categoria, potrebbe essere agevolato nel farsi aiutare, per esempio, a migliorare la relazione con i propri figli.

In ogni caso, l'attenzione deve essere primariamente volta ai bambini: perché faticano o rifiutano di vedere un genitore, cosa sta accadendo, sono vittime di condizionamento o hanno subito un abuso? Queste sono le domande a cui i vari professionisti coinvolti devono cercare di rispondere senza posizioni preconcette.

fonte http://www.bambinicoraggiosi.com/ 26 gennaio 2010