giovedì 3 maggio 2012

FEMMINICIDI. Ci indignamo, ci limitiamo a scuotere la testa e poi? Cosa si fa??




E' una guerra! Nella famiglia prospera violenza e sopraffazione". "La nostra cultura è patriarcale e maschilista"
Non è  facile trovare spiegazioni ai dati del Consiglio d'Europa: la prima causa di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni, nel mondo e in Europa, è l'aggressione violenta da parte dei loro compagni di vita. Conferma che deriva da una ricerca dell'Osservatorio Criminologico e Multidisciplinare sulla violenza di genere.


C'è molta superficialità e menefreghismo a riguardo. Le notizie sulle uccisioni delle donne vengono ascoltate distrattamente dai vari  telegiornali  e in molti pensano che i dati non siano reali o che siano "gonfiati". Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e di chi non vuol credere che purtroppo questa è la realtà.

Donne uccise non dalla guerra o da malattie!

Donne uccise, deturpate, ferite nel fisico e nella psiche dal compagno, dal figlio, dal corteggiatore respinto o da un  qualsiasi altro familiare di sesso maschile come se lei fosse un "qualcosa che appartiene" all'uomo.

Ancora oggi, spesso, la donna viene considerata di proprietà dell'uomo che l'ha amata, che l'ha sposata, che la desidera e la corteggia,  o che ha o ha avuto un legame affettivo. Può essere un figlio, un fratello, un padre, un marito, un compagno di una breve relazione. E' la dura realtà: Ci si indigna per molti fatti di cronaca, ma    fa altrettanto indignare la violenza sulle donne, che spesso le porta anche a morire? 

La violenza sulle donne è anche: stupri, sopraffazioni, sfruttamento del corpo femminile, mutilazioni dei genitali nelle bambine, "condanne" per le adultere che vengono lapidate a morte, negazione dei diritti.

Ci si indigna o ci si limita a scuotere la testa e a dire che il mondo è pieno di pazzi da internare?

La gravità delle violenze o dell'uccisione  di una donna viene sempre sminuita se non addirittura viene colpevolizzata la stessa vittima per giustificare il carnefice: lui che non sopporta l'abbandono; la gelosia (ovviamente   causata dalla vittima) che lo fa impazzire; lui che viene "provocato" (dalla vittima ancora) e non riesce a controllare i propri impulsi; lui che la vuole punire per non avergli obbedito; lui che vuole "lavare l'onta"; lui che non accetta una nuova relazione di lei e quindi "o solo mia o di nessun altro.

E' una guerra, una guerra mondiale, perchè è in ogni parte del mondo, nei paesi progrediti e moderni e non, in paesi ricchi e in quelli poveri, in ogni etnia e appartenenza a religiosa. E' la guerra di genere! Femminicidi, stupri, violenze, maltrattamenti, violenze psicologiche, violenza economica, abusi di maschi contro le donne.

Spesso in questa guerra assurda vengono coinvolti anche i figli... figli grandi o piccoli, figli uccisi dai loro stessi padri per vendetta contro la compagna, oppure figli che assistono alle violenze che il padre infligge alla loro madre, figli perseguitati, umiliati, picchiati.

Non si può dire "beh...io non c'entro"- TUTTI DOBBIAMO SENTIRCI COINVOLTI! QUESTO E' UN CRIMINE CONTRO L'UMANITA'  
La prima causa di morte delle donne è la violenza subita in famiglia, ma è possibile questo? La famiglia che dovrebbe essere luogo d'affetti, d'amore, di protezione, di comprensione.

Si parla poi falsamente di "Pari opportunità", della parità tra i sessi, nel mondo del lavoro, nella politica, ma i  maschi, solitamente occupano la stragrande maggioranza dei posti di potere. 
In politica, come in ogni ambito della società attuale, il maschilismo sembra essere superato, ma in realtà è sempre il maschio che cerca di tenere per se il potere di dare e di togliere a proprio piacimento. 

La nostra società è solo apparentemente progredita, almeno in ambito di parità tra i sessi; o meglio, noi siamo convinti che è progredita perché così spesso sentiamo dire. I dati sconvolgenti confermano, che dietro la facciata di rispetto per le donne decantato dalle società "moderne" si nasconde un subdolo maschilismo che mantiene "mimetizzandolo" uno stato di controllo e di repressione del mondo femminile, soprattutto in ambito familiare. 

Questi sistemi sono tanto nascosti e tanto mascherati da non essere evidenti, ma comunque sono causa di sofferenze e morte: come sempre, come un tempo, forse anche più di tempo fa. Oggi risulta ancora difficile denunciare tale stato di cose. Spesso una donna che parla di maltrattamenti, non viene creduta, viene accusata di mania di persecuzione, di vittimismo, di opportunismo. Spesso tale comportamento maschile viene attribuito a uomini appartenenti alla religione islamica o a uomini di scarsa cultura o appartenenti ad un ceto sociale basso, o a uomini con disturbi mentali, alcolisti e drogati.

In realtà non è per niente così! La violenza maschile sulle donne è un fenomeno trasversale che colpisce tutti i ceti sociali, non c'entra il livello d'istruzione, comprende ogni cultura e religione e solo una minima percentuale di uomini maltrattanti hanno disturbi mentali o problemi di alcolismo e droga.

Si dice che esista nel maschio un'arcaica "invidia" per il "potere" delle donne di dare la vita, quindi in risposta gli uomini tolgono loro la vita uccidendole. Così fu nel passato quando il maschilismo e il patriarcato temevano la femmina e perciò ci furono le persecuzioni, la caccia alle streghe, le torture, le privazioni. 

"Il femminismo è superato è cosa del passato", ipocritamente viene detto questo, come a voler dire "Avete protestato per la parità, ora ce l'avete basta fare le esaltate parlando di negazione di diritti, di discriminazione!. I maschi hanno accettato le vostre proteste, ora da brave tornate al vostro ruolo di sempre. 

Ancora oggi ci sono molti pregiudizi sulla violenza domestica, esiste ancora la vergogna e la paura che "si sappia in giro", è diffusa la convinzione e la rassegnazione che "tanto le cose da sempre vanno così e non si possono cambiare" e c'è il terrore delle eventuali  ritorsioni dei maschi e la paura di non essere ascoltate e aiutate. 

Ed è devastante anche quella "minima" violenza, sistematica, continua, quella violenza che si consuma nel chiuso delle mura domestiche, dentro le famiglie. Una violenza mascherata, una violenza che distrugge la psiche e spesso causa la morte. 

Una violenza che dovrebbe farci inorridire! E' questo il progresso, l'evoluzione della specie umana? O stiamo invece regredendo?

E' troppo facile e da vigliacchi alzare le mani su una donna, il voler "dimostrare" il proprio potere con la forza sapendo di non rischiare praticamente nulla, perchè la donna non può competere fisicamente con un uomo.

E più stretto è il legame tra l'uomo e donna e più alto è il rischio che lei corre, sempre per il senso di possesso che il maschio ha sulla femmina.

Ci sono per fortuna anche uomini che non picchiano e rispettano le donne, sicuramente perchè hanno avuto un'educazione, un insegnamento in tal senso.

Ecco perchè è importantissimo crescere i bambini fin da piccolissimi insegnando loro, anche con l'esempio soprattutto, che le donne vanno rispettate e questo dovrebbe essere insegnato anche nelle scuole a partire dalla scuola materna.

Vera Innocenti



martedì 1 maggio 2012

SEGNI PARTICOLARI: " IN ATTESA DI GIUSTIZIA"... "Essere vittime di ingiustizia è molto più che sentirsi prevaricate"...








...NON VIENE UMILIATA SOLO LA VITA DI CHI E' VITTIMA DELL'INGIUSTIZIA, MA VIENE UMILIATO IL CONCETTO STESSO DI UMANITA'.




Bisogna dare una risposta adeguata per prevenire tutti i crimini maschili contro le donne e i minori, come peraltro raccomandato più volte allo Stato italiano dal Comitato per l’attuazione della CEDAW (Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di violenza nei confronti delle donne).


Si deve prendere atto che in Italia c’è un diffuso clima culturale sessista che permea non solo chi commette questi reati, ma qualche volta anche chi è chiamato a decidere sugli stessi. Molto spesso ad esempio nei reati di violenza sessuale la valutazione della gravità della condotta è sempre più ravvisata quando l’azione è commessa da un estraneo e su strada; al contrario, per le violenze che avvengono all’interno delle relazioni di lavoro, familiari, amicali, molto spesso viene riconosciuto un minore disvalore sociale, che a volte si traduce addirittura nella applicazione di una pena nei limiti della sospensione condizionale.

Quale tutela per queste donne? Ovvero, quale tutela per la maggior parte – statisticamente parlando – delle vittime di violenza sessuale? Il problema è culturale, e si risolve da un lato decostruendo gli stereotipi patriarcali sul ruolo della donna all’interno della società, e dall’altro con una adeguata formazione.

E’ tempo, anche in Italia come nel resto dell’Europa, di iniziare ad approcciare al gravissimo fenomeno criminale della violenza maschile sulle donne non soltanto attraverso l’utilizzo dello strumento penale, ma anche migliorando ed implementando l’utilizzo della legge 154/2001 "Misure contro la violenza nelle relazioni familiari" e dunque degli ordini di allontanamento, fornendo ascolto e supporto effettivo, anche e soprattutto in termini psicologici ed economici, alle donne che denunciano di essere vittime di tali crimini durante la fase delle indagini e del procedimento penale.

E’ necessaria una formazione adeguata per valutare la situazione di rischio specifico che la donna corre nel momento in cui sceglie di denunciare la violenza che subisce.

Sarebbe opportuno provvedere alla formazione specifica delle forze dell’ordine e della magistratura,affinché venga garantita la protezione delle vittime di tali reati, con un uso adeguato di tutte le misure cautelari previste dal nostro ordinamento.
Questo richiede molte più risorse ovviamente, forse è per questo che nessuno ha il coraggio di parlarne. Ma è questo quello che le donne che denunciano si aspettano: non vendetta, ma protezione, e il ritorno a una vita libera dalla violenza. Questo è diritto fondamentale che lo Stato ha l’obbligo di garantire sì, ma con gli strumenti adeguati.


L’incolumità psico-fisica della vittima non trova la sua massima tutela solo nella privazione della libertà dell’indagato anche in fase di indagini, ma soprattutto in una rete di protezione che è obbligo del Governo prevedere, garantire e attuare.


Vera Innocenti