La prima causa di morte delle donne in Europa e nel mondo non sono gli incidenti stradali, le malattie, la fame o l’AIDS, ma è l’omicidio.
Il più delle volte, questo si consuma in famiglia, per mano di parenti, mariti, amanti, compagni, ex, conoscenti.
Il più delle volte il gesto è giustificato facendo leva sul movente passionale, sul contesto disagiato, sul fatto che avvenga in zone critiche del pianeta.
Eppure, c'è qualcosa che accomuna tutti questi omicidi, ed è il fatto che la vittima è donna. E questo, spesso, viene calcolato come elemento secondario rispetto al fatto, alla violenza, alla morte.
Femminicidio è un termine politico e parlarne implica guardare in faccia alla realtà e chiamare le cose con il proprio nome, ponendo l’attenzione non sul carnefice e sui suoi problemi, ma sulla vittima, che è sempre la donna.
Il termine Femminicidio raccoglie nel suo significato, ogni pratica sociale violenta fisicamente, o psicologicamente che attenta all'integrità, allo sviluppo psicofisico, alla salute, alla libertà o alla vita della donna, col fine di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla sottomissione o alla morte della vittima nei casi peggiori.
Questo perché la violenza sulle donne può manifestarsi in forme molteplici, più o meno crudeli, più o meno subdole, e non è detto che lasci sempre marchi visibili sul corpo: essa infatti può provenire non solo dall'uomo, ma anche dalla società, che la favorisce o in taluni casi la provoca attraverso le sue discriminazioni, i suoi stereotipi, le sue istituzioni.
Comunque sia, la violenza in qualsiasi forma venga esercitata, rappresenta sempre l’esercizio di un potere che tende a negare la personalità della donna: brutalizzando il suo corpo o la sua anima si afferma il dominio su di essa, rendendola oggetto di potere la si priva della sua soggettività .
Il femminicidio quindi è un fatto sociale: la donna viene uccisa in quanto donna, o perché non è la donna che l’uomo o la società vorrebbero che fosse.
Questo, nonostante la cronaca veda crescere incessantemente e a dismisura il numero di donne vittime di violenza, è difficile da concepire, da ammettere, da razionalizzare, da accettare, in una società democratica, “civilizzata” e culturalmente avanzata come la nostra, dove le “questioni affettive, familiari e di coppia” vengono relegate a una dimensione privata: tuttavia è una realtà innegabile che oggi molte donne subiscano violenza solo perché donne.
La violenza di genere, perlopiù in ambito familiare, è dunque una realtà statisticamente provata, ma non salta immediatamente agli occhi come tale, più spesso si parla infatti di stupri, violenza sessuale, molestie, maternità forzata, incesto, ed il panorama si fa variegato, non si coglie l’essenza comune di tutti questi reati: da qui la necessità di parlare di femminicidio, per infrangere un tabù ed affrontare seriamente il problema.
Il singolo episodio di omicidio di una donna in sé non costituisce e non può essere rappresentato dai media solo come un “caso eccezionale”, magari di raptus improvviso, o che degli stupri sia sempre colpa degli extra-comunitari: le statistiche smentiscono questi input inviati dai media, affermando che nella maggior parte dei casi la violenza sulle donne è perpetrata in famiglia, da mariti, ex o conoscenti.
Bisogna che per la gente sia chiaro che la violenza di genere non è imputabile a un “mostro”, alla strada, ma ha radici più profonde di quanto i media vogliano far credere: è un fenomeno trasversale, interessa tutte le classi perché sta “dentro” il nucleo base della comunità, la famiglia, e proprio per il suo essere familiare spesso passa inosservata, e proprio per il suo essere familiare fa paura chiamarla con un nome così terribile, femminicidio, perché fa paura ammetterne la terribile realtà.
Anno 2006 = 101 Donne Uccise
Anno 2007 = 107 Donne Uccise
Anno 2008 = 112 Donne Uccise
Anno 2009 = 119 Donne Uccise
Anno 2010 = 127 Donne Uccise
Anno 2011 = 137 Donne Uccise
IL 78% DELLE VITTIME E' DI NAZIONALITA' ITALIANA
IL 79% DEGLI ASSASSINI è DI NAZIONALITA' ITALIANA
IL 9% DEGLI ASSASSINI SONO AMANTI O CONVIVENTI
IL 22% DEGLI ASSASSINI SONO MARITI
IL 23% DEGLI ASSASSINI SONO EX-MARITI,EX-AMANTI,EX-CON
IL 50% DEI DELITTI SONO AVVENUTI AL NORD
IL 21% AL CENTRO
IL 19 % AL SUD
IL 10% ISOLE
"A QUANTO PARE QUESTI NUMERI NON SONO SUFFICIENTI PER OTTENERE L'ATTENZIONE DEI MASS-MEDIA...DELLA CLASSE POLITICA...DEL PARLAMENTO...DELLE ISTITUZIONI GIUDIZIARIE...DEI MOVIMENTI CULTURALI E POLITICI...DELLE STESSE DONNE CHE PER PRIME CONTINUANO A LIQUIDARE I FEMMINICIDI COME DISGRAZIATI EVENTI ISOLATI.....
NON SONO SUFFICIENTI PER STIMOLARE UN IMPEGNO SOCIALE E POLITICO DELLE FORZE DEMOCRATICHE E ANTIFASCISTE....
NON SONO SUFFICIENTI PER INDURRE LE DONNE AD UNA LOTTA DURA E COMPATTA PER RIVENDICARE UNA GIUSTIZIA GIUSTA ED IL RICONOSCIMENTO DEL REATO DI FEMMINICIDIO
...... PER QUANTO ANCORA DOVREMO CONTINUARE A STILARE MENSILMENTE ED ANNUALMENTE QUESTO MACABRO AGGIORNAMENTO
DELLE VITTIME DELLA VIOLENZA DI GENERE?NOI CONTINUEREMO A CONTARE....MA QUANDO ARRIVEREMO ALLA RESA DEI CONTI???
QUANDO SMETTEREMO DI CONTARE LE MORTI ED INIZIEREMO A "CONTARE" NEL PARLAMENTO,NELLE ISTITUZIONI,NEL MONDO DEL
LAVORO,NEL MOVIMENTO DI RINNOVAMENTO DI CUI QUESTO PAESE HA URGENTE BISOGNO?" (B.SPADA)
Vera Innocenti